Racconti

29 Novembre

-“Sorellina, con quale stranezza torni questa volta? Un idrovolante nella “bag”? Un “crocodile” nella valigia? Oppure, non so, la cura contro tutti i mali del mondo in tasca!”

-“Nulla di tutto ciò, anzi, torno più leggera di quando sono partita.”

-“Dammi il trolley e saliamo in macchina, lì mi racconterai meglio.”

-“Non ho baggages.”

-“Che vuol dire che non hai bagagli? Conoscendoti hai fatto scalo a casa tua, a Londra, per posare le valigie e poi sei venuta a trovarci.”

-“No! Absolutely no! Non ho bags perché non ho più bisogno di nulla! Ed è per questo che sono qui, in Italia. Voglio salutare te, tua moglie, i tuoi figli, che, aspetta, sono due vero?”

-“Sono tre. Ma mi stupisce, conoscendoti, anche solo il fatto che ti sia ricordata che ho dei figli.”

-“Tu non capisci. E nemmeno papà mi ha mai capito. Anzi, nessuno mi ha mai capito! Comunque voglio comunque vedervi un’ultima volta prima di ripartire.”

-“Ripartire?! Per?”

-“L’India! Guido, you don’t understand nothing!”

Guido, incredulo, accostò e fissò la sorella. Non che nessuno avesse mai compreso la stravagante Elena, fuggita di casa a soli quindici anni, per più tornarci a diciassette, squattrinata ed incinta. Dopo l’aborto, nella vita di Elena si susseguirono molti amanti e molti tradimenti. Viaggi, sfarzi, lussi, poco studio ed ancor meno lavoro. Finché, a soli diciannove anni, la ribelle mora con le guance angeliche non decise di lasciare per sempre l’Italia per trasferirsi a Londra con un uomo che durò meno di una partita di calcio. Plateale fu la sua uscita di scena, difatti, ella fece inaugurare, con i soldi del padre, una nuova ala del cimitero monumentale di Pisa, tutta dedicata alla sua personalissima “Tomba di Gioventù”. La lapide recitava così:

ELENA **********

25-09-1996 29-11-2015

“Chi è amato non conosce morte, perché l’amore è immortalità”

Dopo il “funerale”, se così si può definire il rito quasi satanico organizzato da Elena in onore della sua “dipartita”, nessuno ebbe più sue notizie per quasi due anni. L’unico contatto proveniva dai bonifici che le venivano mandati dalla segretaria, o, per meglio dire, puttana, del padre, che ogni mese spediva l’equivalente monetario di una Lamborghini Aventador Coupe sul conto di Helen ******. Ah, giusto, Helen. Così iniziò a farsi chiamare a Londra Elena, anche se, in effettivo, nella metropoli stette pochissimo. Iniziò a girare il mondo, partì dalla Thailandia ed arrivò in Islanda, passando per Cina, Korea, Giappone. Andò quattro volte in Brasile, due a Cuba e troppe a New York. Il mondo era nelle sue mani, o meglio, in quelle del padre che le mandava il denaro che le serviva per viaggiare. Ma, infondo, a lui cosa importava? Era ricco, dannatamente ricco. Aveva un figlio maschio interessato all’azienda di famiglia. Aveva contatti in ogni parte del mondo. Elena era solo un piccolo errore di forma nel miglior romanzo mai scritto. Neppure Guido, suo fratelloquasigemellomatroppodiversiperesserenatinellostessomomento si preoccupò molto della salute della gemella, anzi, per lui fu un sollievo veder andare via quel terremoto che passò l’infanzia a metterlo in cattiva luce. Lui era sempre il bambino chiuso, timido, silenzioso, che non aveva nulla in meno della sorella, ma lei era comunque più arguta, più acuta, più sveglia. Peccato fosse così sveglia da aver perso la verginità a soli quattordici anni con un collega del padre. Si potrebbe pensare ad un gesto di rivolta verso una famiglia che non la amava o non la stimava, oppure ad un bisogno di affetto trovato nelle braccia di un uomo più grande. In realtà era solo voglia di divertirsi. Di uscire fuori dagli schemi. Andare oltre. Ed ecco che, dopo aver girato il mondo, si trovava annoiata della vita perfetta che si ritrovava.

Guido ripartì ancora incredulo, e gli venne spontaneo chiedere alla sorella cosa si fosse inventata.

-“Guido, ascoltami. Sai che sono appena tornata dall’India, vero? Si, so che lo sai. Devi sapere che lì ho conosciuto un uom…”

-“Ecco il nocciolo della questione! Sempre di uomini si tratta!” Disse Guido ridendo di gusto.

-“Idiot! Tu non capisci!”

-“Hai già detto che io non capisco, e nemmeno papà. Eppure tu i suoi soldi li capisci.”

-“Li ho capiti, ed anzi, li ho amati per molto tempo, ma ora non più. Mi sono convertita Guido. Hai capito? Ho ritrovato la via. Credo in Dio. E sto per partire in missione umanitaria in India. E sai chi mi ha convinto a farlo? Un uomo speciale. Si chiama Don Giovanni, è originario del Sud, ma vive in India da dieci anni. Lì aiuta le persone in difficoltà, li confessa, li prepara alla morte e li accompagna fino alla fine. Sai, in quei posti la morte è molto comune morire a causa di epidemie che si trasmettono solo stando a contatto con i contagiati? Lì ci sono dei posti che riprendono un po’ il concetto dei lazzaretti, dove i contagiati vanno a morire evitando di far espandere il morb…”

Guido le mise una mano davanti al volto e le fece fare silenzio.

-“Vuoi partire? Fallo! Ma non venire a farmi la predica su quanti bambini muoiono in India ogni giorno.”

-“Ma… Quanto manca ancora per arrivare a casa?”

-“Non molto, perché?”

-“Gira. Ti prego, gira.”

-“Ma cosa stai dicendo?”

-“Si, ti prego, gira. Andarli a trovare ora sarebbe un gesto troppo crudele. Riportami in aeroporto. Ti prego Guido.”

Guido rimase esterrefatto dal comportamento della sorella, che in vita sua non aveva mai pregato nessuno.

“Io non prego in chiesa, figuriamoci le persone” era sempre stato il suo motto, ed ora si ritrovava a pregarlo di riportarla in aeroporto perché sennò sarebbe stata crudele? Guido non capii, ma quasi meccanicamente, alla prima rotonda, fece inversione. Il resto del viaggio continuò in silenzio.

Arrivati al parcheggio, Guido spense la macchina e chiede di nuovo alla gemella se era davvero ciò che voleva fare. Lei rispose di sì. Allora lui, slacciandosi la cintura, si fece avanti per abbracciarla. Lei si scansò piangendo.

-“Che succede? Mi stai facendo preoccupare.”

-“Nulla, ma non mi abbracciare.”

Allora lui le prese una mano, se la porto davanti al volto e la baciò, piano, con un tocco quasi impercettibile. Poi si rifece avanti e provo ad abbracciarla. Lei cadde dentro le sue braccia cercando di non toccare punti scoperti della sua pelle, però Guido la strinse troppo, ed i due volti furono presto uno dinanzi all’altro, facendo mischiare i loro due respiri.

Lei si staccò da quell’ultimo abbraccio e scese velocemente dalla macchina.

-“Addio Guido, e se ti senti debole… Nulla. Addio.”

L’uomo non fece in tempo a realizzare che già la sorella era lontana. Quelle parole sibilline appesantirono un po’ i suoi pensieri, ma ben presto si dovette concentrare su altro. Una settimana dopo la partenza di Elena, il padre, che fino a quel momento si era mantenuto in ottima forma, ebbe un infarto, che lo stroncò sul colpo. Dopo i funerali e le innumerevoli chiamate senza risposta fatte ad Elena, Guido, sempre più pallido, decise di partire per l’India. Poco convinte furono la moglie, che lo vedeva giallo e debole, sicuramente a causa dello stress, e la mamma, convinta che, per il dolore, il giovane non stesse mangiando abbastanza. Ma egli, cocciuto e forse in cerca di un po’ di diritto di piangere il padre lontano da quei due altoparlanti viventi, decise comunque di partire il giorno dopo.

Arrivato, dopo un viaggio interminabile, a destinazione, si recò da Don Giovanni, l’unico punto di riferimento che conosceva della nuova vita di Elena, e gli chiese di lei.

-“Helen? Ma lei chi è, mi scusi?”

-“Io sono il gemello. Ma come mai quella faccia stranita?”

-“La mia faccia sarà stranita, ma lei è pallido, sta male?”

-“No, non sto male. Mi dica dov’è mia sorella.”

-“Venga. Mi segua. Ma lei è sicuro di stare bene?”

-“Sicurissimo.”

Iniziarono a camminare su un sentiero dismesso, su cui lati si riversavano bambini morenti ed asini con indosso ceste piene di vesti e di cibo. Finché non arrivarono in un grande spazio piano pieno di croci.

-“Ecco, è lì.”

-“Lì dove, mi scusi?”

-“Ma come, lei non lo sa? Elena è morta pochi giorni fa, il 29 Novembre.”

-“Cosa? Come?! No, io non ho saputo nulla!”

-“Noi abbiamo chiamato suo padre, ed anzi, egli è rimasto così ammutolito dalla notizia che ha buttato il telefono acceso per terra. Ma credevo che lei fosse qui per vedere la tomb…”

-“No che non ci ha detto nulla. È morto. È morto di infarto pochi minuti dopo. Ecco quale è stata la causa!”

Guido scoppiò a piangere e chiese di cosa fosse morta Elena, così il dottore inizio a spiegare che si tratta di una nuova epidemia che si sta spargendo per tutta l’India e si trasmette per vie aeree. Terrorizzato Guido chiese se anche egli avesse potuto contrarre la malattia, e Don Giovanni non poté fare altro che chiedergli di aspettare in India altre due settimane, e, se fosse sopravvissuto, sarebbe tornato in Italia tranquillo. Purtroppo Guido morì sei giorni dopo.

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