«…E io ritardatario sulla morte, in anticipo
sulla vita vera, bevo l’incubo
della luce come un vino smagliante».
Pier Paolo Pasolini
Pier Paolo Pasolini ha tante definizioni. È uno scrittore, un regista, un poeta, uno sceneggiatore, un giornalista. Un uomo. Un grande uomo. E per quanto possa valere, è anche il mio scrittore preferito.
Quando mi chiedono cosa mi piace di Pasolini io parto sempre dicendo:”Era un uomo”. Potrebbe sembrare un’offesa, eppure, secondo me, è il miglior modo di definirlo.
Lui era un uomo che amava. Un uomo dolce, ma questa sua dolcezza era teneramente nascosta (come spesso dice Oriana Fallaci). Un uomo con un pensiero suo. Un uomo che scriveva. Un uomo che emozionava il pubblico. Un uomo che sapeva emozionarsi (come racconta Anna Magnani in un intervista mentre recitava in “Mamma Roma”). Un uomo che non aveva paura di stupire. Un uomo che non aveva paura di farsi dei nemici. Un uomo che non aveva paura del diverso, perché lui era diverso. Perfettamente diverso. Intelligentemente diverso. Libero. Schifosamente libero da idealismi politici e religiosi (benché lui fosse uno spirito autenticamente religioso, era ateo).Tra le sue tante opere, quella che ad oggi mi ha colpito di più è sicuramente “Saló e le 120 giornate di Sodoma”. Non mi hanno stupito le scene crude, anzi.
Mi ha stupito il suo coraggio nel realizzare un film di quel calibro. Il suo coraggio nello sfidare i quattro poteri più importanti. Il suo coraggio nel non accettare una realtà che gli stava stretta. Il suo coraggio nel non abbassare la testa, nel non rimanere in silenzio. Il messaggio è chiaro (anche se molti tendono a distrarsi dalle immagini e a non capire la grandezza del genio di Pasolini): le quattro potenze del mondo stanno distruggendo la gioventù.
Per tornare al coraggio di Pasolini, non dobbiamo dimenticare mai che lui non era sull’idroscalo di Ostia per cercare piacere. Era lì per riprendersi le bobbine di Saló che erano state rubate. Pensiamo. Un uomo ucciso per i suoi ideali.
Subito dopo morto si è provato a fagocitare le sue parole. A farle scomparire. Eppure eccole ancora qua. Ancora echeggianti. Ancora attuali. Ora ogni movimento politico prova a rivendicare le sue parole. Eppure lui era libero e e le sue parole più libere di lui.
Provate per qualche secondo a sentire la sua voce durante un’intervista, a leggere la sua storia, a leggere il libro di Oriana Fallaci “Pasolini, un uomo scomodo” e sentirete delle emozioni così forti e così violente che non potrete più discernere il vostro legame con questo grande Uomo.
N.B. Con questo articolo non voglio elevarmi a critica letteraria, anzi. Voglio solo far conoscere delle sfaccettature di Pasolini che spesso vengono saltate con superficialità, sopratutto nelle scuole. Io in questo articolo ho parlato col cuore, così come col cuore ho letto i suoi libri e ho visto i suoi film. Prima di scrivere queste righe mi sono documentata a fondo anche con gli scritti di Oriana Fallaci, Anna Magnani, Emanuele Trevi e Silvana Mauri (donna “amata” da Pasolini).
Ci sono certe poesie di Pasolini davvero belle sai ? Quella dedicata alla madre è bellissima. Ciao. Isabella
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Si, conosco molte sue poesie e quella dedicata alla madre è una delle mie preferite. Tra tutte la mia preferita è: La resistenza e la sua luce.😍
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Il suo tono pacato durante le interviste e la completezza nell’espressione dei propri pensieri sono una cosa che sui nostri schermi, oggi, ci sogniamo. Io ho recentemente conosciuto Pasolini tramite lo spettacolo teatrale “Vita e morte di Pier Paolo Pasolini” tratto dall’omonimo scritto di Michel Azama, e gli sarò sempre grata per il punto di vista da cui me l’ha fatto conoscere.
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Quoto tutto ciò che hai detto, uomini come Pasolini non ne esistono più. Non conosco questo spettacolo, ma mi informerò. Grazie😊
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